Un’età, tante età, la Psicoterapia è per tutti!!!

Un’età, tante età, la Psicoterapia è per tutti!!!

La ricerca biologica, psicologica, sociologica relativa alle teorie ed ai modelli dello sviluppo umano ha aperto nuove strade; il concetto classico di età (cronologicamente intesa), che per lungo tempo è stato utilizzato come segnale di regolazione della vita, viene quindi messo in discussione.

È opportuno ricordare che le rappresentazioni sociali e normative dell’età (scuola, impiego, pensione) non sempre coincidono con la percezione dell’età che il soggetto ha di sé. Al contrario, l’individuo si trova spesso in bilico tra le diverse età che egli stesso si attribuisce o che gli vengono attribuite.

Da uno studio effettuato da P. Laslett (1992) si evince che sono molte le età a cui l’individuo fa riferimento a seconda del contesto d’uso, esistono pertanto:

a)  un’età cronologica, segnata dalla data di nascita dell’individuo;

b)  un’età biologica, corrispondente allo stadio di sviluppo psichico e fisico raggiunto;

c)  un’età personale, percezione soggettiva del punto interno al corso di vita individuale raggiunto;

d)  un’età sociale, attribuita dall’esterno e variabile a seconda di colui che attribuisce l’età al soggetto in questione.

In tal modo si evidenzia la distanza spesso presente tra la rappresentazione (sociale) e la percezione (individuale) dell’età. Gli indicatori ‘oggettivi’ che un tempo scandivano i ritmi di vita soggettivi vengono a mancare, creando nuovi spazi di movimento, cambiamento e riprogettazione individuale, indipendentemente dall’età anagrafica”[1].

È l’individuo che fissa i parametri di un’età psicologica di cui decreta arresti o transizioni. Il vissuto individuale diventa l’unico parametro in grado di dire quale sia la collocazione temporale che, in quel momento, appare al soggetto più plausibile per sé. L’età è dunque un costrutto personale, quotidianamente rinnovabile e quindi destinato all’instabilità.

In ambito bioneurologico, la scoperta della “plasticità neuronale e la conseguente capacità compensativa e ricostruttiva della mente attraverso le sinapsi cerebrali, come risposta continua durante tutto il corso della vita”[2], evidenzia come lo sviluppo dell’adulto abbia un andamento dinamico e trasformativo anche grazie alle potenzialità conoscitive di cui l’uomo è dotato; queste potenzialità si caratterizzano per la duttilità e la plasticità, che consentono all’essere umano di produrre conoscenza e di apprendere in una dimensione attiva che gli consente di costruire significati.

“Le ragioni di tale cambiamento vanno ricercate anche nelle profonde trasformazioni di carattere socioculturale ed economico, all’interno delle nostre società, dovute all’allungamento del ciclo di vita, all’allungamento del tempo libero, alla nascita di nuovi bisogni formativi; soprattutto si è compreso quanto le conoscenze accumulate ed immagazzinate in età adulta non fossero più sufficienti a gestire il cambiamento in una società che muta rapidamente il proprio sistema di saperi”[3].

Il concetto di adulto viene quindi a cambiare: l’adulto è un individuo che conosce momenti di maturità ed immaturità, si pone in atteggiamento capace di sostenere la provvisorietà e la pluralità dei cambiamenti che la vita in continua evoluzione gli impone. È proprio il cambiamento a caratterizzare l’adulto. Questa nozione è la più appropriata a spiegare, rispetto all’età adulta, quelli che, invece, per l’infanzia e l’adolescenza sono detti processi di crescita.

Cambiamento inteso come processo continuo di modificazione degli individui; cambiamento come condizione permanente negli esseri umani; cambiamento come “costante” dell’apprendimento; di conseguenza diviene impensabile non concepire la possibilità di incominciare una psicoterapia anche durante la terza età!

questo vale anche per quanto riguarda l’arresto del processo di formazione in età adulta. L’apprendimento non può essere prerogativa di una sola fase della vita, ma una potenzialità che si può realizzare nel suo intero corso. L’individuo adulto ha il diritto di rimettersi sempre in marcia, di ricominciare da capo, di cercare le risorse per adattarsi al mutare degli eventi e per costruire nuovi eventi nella sua vita. Si ha quindi la legittimazione della educazione nella dimensione adulta.

In età adulta lo sviluppo non è terminato, perché i compiti sociali e psicologici dell’individuo, giunto alla metà del suo corso vitale, sono fattori che gli consentono di proseguire la propria ontogenesi.

L’adulto deve prendere coscienza che tale processo non ha fine; è importante che il soggetto si riconosca in una situazione di incompiutezza o di non “finitezza”.

In età adulta lo sviluppo si attua a partire dalla rimessa in discussione degli stili cognitivi, affettivi, relazionali, comportamenti e convinzioni che costituiscono la base della sua personalità.

L’essere adulto indica il manifestarsi di una condizione di vita per cui un individuo prende consapevolezza della propria identità, ma anche della problematicità del reale e dell’ambiente che lo circonda.

Tale acquisizione di fondo ha evidenziato la necessità di adeguare continuamente le conoscenze, le competenze e gli atteggiamenti, alle mutate situazioni esistenziali nelle diverse età della vita sia a livello sociale che individuale (punto di vista sostenuto dal filone dell’educazione permanente sviluppatosi a partire dagli anni ’70, che ha condotto alla prospettiva dell’apprendimento durante tutto il corso di vita lifelong learning). La Psicoterapia della Gestalt , così come l’educazione degli adulti, prende atto della condizione di adulto e si propone per consentire a donne e uomini di arricchirsi di risorse in più per affrontare il cambiamento. La Psicoterapia, di fronte agli smarrimenti della condizione adulta e soprattutto ai presagi della vecchiaia, permette di riscoprire la dimensione desideriale: la voglia di continuare ad imparare, a perfezionarsi, a disapprendere ciò che si rivela un ostacolo all’autorealizzazione.

[1] Cfr: Demetrio D., Alberici A., Istituzioni di Educazione degli adulti, Guerini, Milano 2002 (in part. cfr: Alberici A., Prospettive epistemologiche. Soggetti, apprendimento, competenze. p.171 e seg.).

[2] Ibidem, p.172.

[3] Iavarone M.L., La formazione efficace, tra teoria e metodo, Pensa Multimedia, Lecce 2000, p.19.

 

Articolo divulgativo a cura di Dott.ssa Cristina Puglia Psicologa e Psicoterapeuta