Definizione di adulto secondo la life-span-theory
Contrapposte alle teorie, che identificavano l’adulto come un individuo contrassegnato da una situazione di stabilità e da un processo lineare di sviluppo, che procede verso mete ed acquisizioni personali e sociali non passibili di trasformazioni, vi sono teorie non-stadiali.
Qui il percorso evolutivo viene visto come un processo complesso, spesso contraddittorio, in cui la crescita non procede per compiti socialmente indicati, ma in base ad aspettative, mete, progetti, ridefinizioni di sé, che ogni volta devono fare i conti con le risorse disponibili in quel momento della vita.
Lo sviluppo assume un andamento parabolico, dato dalla complessità e dagli intrecci della vita, che si presenta come un percorso dalle forme multidimensionali a seconda della prospettiva dalla quale lo si osserva.
P. Baltes e H. Reese (1986), autori appartenenti alla life-span theory (psicologia del corso della vita), ritengono che il cambiamento sia il fattore principale nella vita dell’uomo e che si debbano indagare i punti di contatto e distacco tra continuità e discontinuità del cambiamento. Il termine corso rimanda ad un’immagine di irregolarità ed indeterminatezza, lasciando intendere che il soggetto è autore della propria età, perché dotato di poteri di cambiamento nei suoi confronti.
Baltes e Reese cercano di analizzare come il cambiamento si articoli nel corso della vita, prendendo in considerazione alcune categorie, come l’intelligenza o la personalità del soggetto, dimostrando come esse cambino continuamente. Il cambiamento può essere:
- continuo o discontinuo; un comportamento può derivare da quello precedente o instaurarsi improvvisamente.
- cumulativo o innovativo; i comportamenti hanno la tendenza a essere mantenuti e accumulati in quelli successivi o meno, ma non si può escludere la perturbazione dell’innovazione nei comportamenti.
- prossimale o distale; a seconda che sia o meno vicino alla storia dell’individuo.
Lo sviluppo ontogenetico può variare anche in base a condizioni storico culturali: si ricerca, quindi, il rapporto tra ontogenesi e filogenesi.
Gli autori elaborano una tipologia delle influenze al cambiamento che vengono divise in tre grandi categorie:
- Le influenze scalate per età rappresentano i determinanti biologici e ambientali del cambiamento; sono questi i processi maturativi geneticamente regolati, che si concentrano soprattutto nell’infanzia e, in misura minore, nella vecchiaia.
- Le influenze storiche quali la corsa verso la modernità, gli eventi economici, le guerre, le epidemie e le carestie, il mercato del lavoro, hanno notevole influenza sullo sviluppo del soggetto, specialmente nell’adolescenza e nell’età adulta.
- Le influenze non normative si caratterizzano per la loro assoluta imprevedibilità; la vincita di una lotteria o di una borsa di studio, la morte di un familiare, gli incidenti, rappresentano alcuni tipi di influenze non normative. La maggior parte di questi eventi segna prevalentemente le persone anziane, che hanno minori risorse biologiche e psicologiche per difendersi da essi.
La rappresentazione del tempo nella life-span theory lascia intravedere l’idea che all’interno di una successione lineare di eventi possano comparire situazioni impreviste ed aleatorie, che trasformano l’individuo per libera scelta o per causalità di vita.
Alcuni filoni di ricerca dell’educazione degli adulti abbracciano questa linea di pensiero e cercano di mettere in evidenza l’impossibilità di continuare a pensare all’adulto come ad un individuo compiuto, che raggiunge il massimo della sua maturità personale, familiare, sociale e professionale in un arco temporale socialmente predefinito; l’adulto viene considerato all’interno di una concezione bio-psico-sociale che lo vede impegnato a crescere e a svilupparsi tra momenti di continuità e discontinuità durante tutto il corso della vita.
L’adulto è soggetto a cambiamenti che non si attuano secondo una visione lineare e positivistica, poiché la condizione adulta è un universo complesso più che un dato compiuto. Pertanto, egli non è da considerarsi come un individuo destinato a regredire inevitabilmente con il sopraggiungere della vecchiaia, ma come un sistema complesso all’interno del quale si verificano situazioni di equilibrio, disequilibrio, riequilibrio, organizzazione e caoticità: nel corso della vita egli apprende al fine di riuscire a “gestire” questi stessi cambiamenti.
Articolo divulgativo a cura di Dott.ssa Cristina Puglia Psicologa e Psicoterapeuta