Il gruppo di lavoro - Il Progetto Ancient Appia Landscapes
Il termine “gruppo”, riferito alla Psicologia, è spesso associato alla terapia di gruppo. La terapia di gruppo è una pratica terapeutica che fornisce molteplici input, sfide preziose per sperimentarsi in differenti modalità di relazione e di autopercezione in gruppo.
Ma la Psicologia si occupa anche di altri tipi di “gruppi”, ovvero i gruppi di lavoro e delle dinamiche ed esso connesse. È importante distinguere nell’ambito dei gruppi di lavoro la “motivazione al lavoro” dalla “motivazione al lavoro di gruppo” che non sempre coesistono e che invece sono entrambe estremamente necessarie nel caso del team working. La seconda caratteristica implica che il lavoratore abbia ben sviluppate competenze soprattutto di tipo relazionale ed attitudine alla socializzazione delle informazioni, dei programmi e degli obiettivi condivisi.
Nell’ambito lavorativo il gruppo ha un’importanza strategica. Un insieme di individui non diventa una squadra solo perché gli è stato chiesto di lavorare insieme. Vi è una dinamica più complessa che delle volte può avvenire in modo spontaneo e delle altre invece va in qualche modo guidata. La psicologia del lavoro si occupa anche di questo ed aiuta a far in modo che un gruppo di lavoro diventi squadra poiché un gruppo di lavoro che perde di vista il lavoro di squadra è destinato a fallire.
Se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante. (Proverbio del Burkina Faso)
Condividere l’obiettivo comune su cui lavorare è fondamentale. Spesso capita che si faccia l’errore di assegnare lavori al gruppo senza spiegare il fine per cui ci si debba impegnare. E’ utile sempre definire gli obiettivi che si vogliono conseguire per fare in modo che le soluzioni per raggiungerli coinvolgano davvero tutti. Il gruppo esiste quando gli individui divengono consapevoli che, in qualche modo, il loro destino lavorativo è collegato a quello del gruppo.
L’obiettivo comune è vitale ed è strettamente collegato alla definizione dei ruoli e dei compiti. Se i ruoli non sono chiari, allora ognuno non sa quello che deve fare. È importante che ognuno abbia la possibilità di poter dare il proprio contributo alimentando la propria realizzazione professionale. Attraverso il ruolo, la persona ha la possibilità di esprimere le proprie attitudini e contemporaneamente può appagare la sua necessità di essere stimato dai colleghi del gruppo. L’individuò è il motore del gruppo. Nel gruppo di lavoro emerge un altro aspetto caratterizzante, che si può definire “interdipendenza del compito” , quando cioè esiste un obiettivo da raggiungere, un compito da assolvere, tale che i risultati di ciascun membro hanno implicazioni per i risultati degli altri. Questa interdipendenza può essere definita “positiva”, quando dà luogo all’instaurarsi di sentimenti di cooperazione e coesione tra i membri, favorendo una migliore prestazione del gruppo; oppure “negativa”, quando prevale la competizione che conduce a insicurezza, riduzione della coesione e peggioramento della prestazione complessiva.
Stimolare la creatività individuale a favore del gruppo diviene linfa vitale per alimentare le abilità sociali. Fra queste la fiducia è fondamentale; è difficoltoso lavorare insieme se non ci si fida l’uno dell’altro. Costruire un ambiente in cui la fiducia tra colleghi sia un fattore indispensabile, permette di rendere un gruppo di lavoro pronto a superare ogni difficoltà. Pochi sono gli uomini squadra, perché solo pochi sono così grandi da pensare al bene comune prima che a se stessi.
Qual è il suono di una sola mano che applaude? (Koan Zen)
Una delle ragioni più comuni per cui un gruppo di lavoro fallisce, è che la comunicazione tra i componenti non è stata efficace. Le informazioni spesso provengono da molte fonti diverse. Spesso rischiamo di perdere le notizie più rilevanti che ci servono a lavorare al meglio. La comunicazione all’interno dei gruppi di lavoro si disperde e spesso si creano malintesi. L’obiettivo di comunicare è proprio quello di distribuire le informazioni in maniera efficace, renderle disponibili a coloro che le utilizzano per il lavoro da svolgere. Per fare questo si possono usare poche regole efficaci come mettersi nei panni del destinatario dell’informazione, evitare gerghi tecnici inutili e comunicare in maniera semplice.
Una buona condivisione degli scopi, dei ruoli supportati da una sana comunicazione genera un appagamento sociale che viene ancor di più alimentato “dalla storia storia della squadra”. Le persone per lavorare in gruppo efficacemente, devono conoscerne la storia per condividerla e farla propria. Bisogna sapere: ” da dove veniamo?”, “dove stiamo andando?”.
Le “storie” creano dei veri e propri modelli mentali. Quando i modelli mentali dei gruppi di lavoro sono formulati, vengono acquisiti in maniera collettiva, e le persone che condividono la stessa storia sono più propensi a sapere cosa fare automaticamente, quasi senza pensarci. Quando le dinamiche di gruppo sono forti, le persone iniziano a scherzare insieme e tenderanno a parlare tra loro del lavoro anche fuori. L’umorismo rende coeso un gruppo di lavoro e contribuisce anche ad accrescere il piacere di lavorare con un determinato staff. Non dobbiamo mai dimenticare che “stare in un gruppo” significa essere in contatto con le proprie emozioni, anche più spiacevoli e scomode, di fronte alle quali siamo abituati a fuggire e che trovano vie patologiche per richiamare la nostra attenzione e gli altri ci fanno da specchio e da cassa armonica. Attraverso i gruppi di lavoro si arriva all’accettazione di se stessi e degli altri attraverso la sospensione del giudizio e l’integrazione delle differenze personali e culturali.
Vi è poi un altro fattore importantissimo ovvero la capacità del gruppo di aprirsi e relazionarsi con l’esterno. Un gruppo di lavoro funzionale e vitale deve essere aperto, flessibile e dinamico verso l’esterno. Più è in grado di aprirsi all’esterno più è un gruppo solido in grado di non perdere la sua compattezza. Sembra un paradosso ma l’apertura genera la solidità del gruppo. Dallo scambio del gruppo con l’esterno si genera identità di gruppo ed inclusione. Ed è proprio questo scambio osmotico che trasforma, lega ed arricchisce il gruppo ed il suo mondo esterno.
Quando in un gruppo di lavoro vi è una buona sensibilità e maturità emotiva delle persone che lo compongono non vi è necessità del supporto/intervento dello psicologo del lavoro.
È sempre affascinante ed educativo osservarne le dinamiche che vengono messe spontaneamente in campo dai gruppi di lavoro. Voglio condividere con voi un progetto in cui tutti gli elementi sopra descritti hanno preso vita naturalmente e brillantemente generando un “movimento armonico e funzionale” di lavoro di gruppo.
Il Progetto Ancient Appia Landscapes
Il Progetto Ancient Appia Landscapes è un progetto archeologico che è scaturito dalla volontà di affrontare in modo organico la ricostruzione topografica del tracciato dell’Appia attraverso un più ampio progetto di ricostruzione dei paesaggi antichi. Il progetto nasce nel 2011 nell’ambito di una convenzione stipulata tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento, Caserta e il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno. Il territorio preso in esame abbraccia un’ampia estensione del comprensorio beneventano definito a nord dal percorso del fiume Calore, a sud dalla Strada Statale n. 7 Appia e a sud-est dal confine con la provincia di Avellino. Nonostante la Via Appia sia spesso citata nella letteratura greca e romana e nonostante l’importanza rivestita dalla stessa nel sistema di comunicazione dell’Italia meridionale, le fonti antiche risultano essere piuttosto imprecise in merito al tratto oggetto di ricerca, che da Benevento conduceva verso la Puglia. In particolar modo, appare del tutto trascurato il percorso collocato tra Beneventum e il Ponte Rotto (o Ponte Appiano) sul Calore (lì dove sarebbe collocata la c.d. Statio ad Calorem). Uno dei principali problemi è l'assenza di indagini archeologiche sistematiche. Le uniche ipotesi ricostruttive di un eventuale percorso si fanno risalire, infatti, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo e si basano su rinvenimenti spesso caratterizzati da una decontestualizzazione del dato archeologico e di una sostanziale assenza metodologica.
L'attenzione degli studiosi locali si è principalmente focalizzata su macro evidenze presenti nel territorio, quali frammenti di iscrizioni o cippi miliari. Tra le teorie concernenti il tracciato dell’Appia è opportuno ricordare quelle di Almerico Meomartini, che dapprima ipotizza il passaggio dell’antica strada attraverso la Contrada Cancelleria e successivamente sostiene che essa passasse attraverso la località Santa Cumana, basandosi su evidenze archeologiche ormai del tutto scomparse. In tempi recenti, il Quilici riprende quest’ultima teoria, sostenendone la validità. Il progetto Ancient Appia Landscapes si pone l’esigenza di verificare sul terreno i segni, le tracce archeologiche che hanno prodotto queste ipotesi, andando a ricostruire non solo il tracciato della strada, ma anche un contesto più vasto, dove possano essere messe in valore le dinamiche insediative antiche nel loro complesso e non il singolo monumento o tratto viario.
Ancient Appia Landscapes e Comunicazione
Attraverso tutta una serie di attività di Marketing e Comunicazione, Ancient Appia Landscapes si propone di rafforzare ed ampliare la partecipazione alle proprie attività e il coinvolgimento non solo di una platea specializzata, ma anche, e soprattutto, dei non addetti ai lavori, utilizzando un linguaggio semplice ed accessibile a tutti. L’intento principale è quello di condividere le conoscenze e le esperienze in modo da offrire uno scenario a “schermo intero” a tutti coloro che credono ancora che la cultura sia un bene da vivere.
Partendo da questo presupposto gli obiettivi legati alla comunicazione di Ancient Appia Landscapes sono strettamente connessi alla consapevolezza circa l'importanza di un approccio alla conoscenza di tipo "globale", alla capacità di rafforzare ed ampliare il coinvolgimento e la partecipazione non solo di un pubblico specializzato ma anche della società civile, che spesso è totalmente distante dal mondo accademico.
La realizzazione di un logo e di un brand di progetto, ovvero di una immagine identificativa facilmente ed immediatamente riconoscibile, è stato uno dei primi passi compiuti nella direzione di una comunicazione globale ed efficace. Il concetto di condivisione e di “sistema aperto” viene rafforzato mediante l’utilizzo di uno dei più diffusi social network. Il tipo di registro scelto per lo storytelling della campagna di scavo archeologico e per l'intero progetto, è lo "svecchiamento" del linguaggio. Pur lasciando intatte le prerogative di un progetto scientifico, si è deciso di puntare su una tipologia di comunicazione quanto più accessibile e colloquiale possibile.
Quotidianamente, attraverso la redazione di quello che possiamo definire un "Diario Archeologico Digitale", si raccontano non solo le attività, l’impegno e la passione che uno scavo archeologico richiedono, ma viene anche data voce ai protagonisti che si alterneranno nelle attività di scavo, per raccoglierne informazioni, risultati ma soprattutto emozioni. Si è cercato di creare in questo modo un giusto equilibrio tra attività svolte quotidianamente, che testimoniano i segni tangibili a coloro che ci seguono che il lavoro c'è e viene svolto, e le persone che costituiscono il progetto. Crediamo, infatti, che sia proprio dalle Persone il punto da cui bisogna partire.
Conoscenza, condivisione e comunicazione sono tra i punti focali su cui è basato il lavoro di Ancient Appia Landscapes e le varie collaborazioni e partnership, puntano sul principio di reciproco scambio tra le parti che vorremo instaurare costantemente con il territorio: unire il brand di Ancient Appia Landscapes ad un prodotto come il cioccolato de "Il Nudo Napoletano" è stato il simbolo di una cultura che non mira solo ad esaltare se stessa, ma che, al contrario, esalta le vocazioni delle realtà ad essa circostanti.
Per tale ragione, attraverso la pubblicazione e la condivisione di video e di immagini in tempo reale si vuole provare ad offrire un posto in prima fila a tutti coloro che decideranno di seguirci nella nostra avventura.
Ancient Appia Landscapes impatti sul territorio
Il valore e il potenziale del patrimonio culturale devono essere considerati come una risorsa per lo sviluppo sostenibile e la qualità della vita in una società in continua evoluzione, ed è necessario mettere in evidenza l'importanza di una vasta conoscenza delle risorse che vanno rispettate e difese. Per queste ragioni il territorio è infatti un laboratorio ideale per fornire la ricerca sull'identità culturale di una società con una diversificazione di storia, religione, arte, enogastronomia, ecc.
Questo progetto, basandosi anche sui principi della geografia storica, mira per questa ragione a sviluppare le diverse opportunità del territorio beneventano, prima di tutto valorizzare il patrimonio culturale, la promozione dei prodotti locali di alta qualità e la tutela dell'ambiente.
Per questa ragione, sempre nell'ottica di un sistema aperto, Ancient Appia Landscapes, ha sviluppato la parte territoriale del Sistema Informativo Archeologico Urbano di Benevento (SIURBE), che ha consentito di armonizzare e far interagire i dati delle indagini e delle segnalazioni pregresse con quelli prodotti dalle ricerche in progress. Nell’intento di divenire luogo privilegiato di incontro fra le diverse competenze, in grado di armonizzarsi nell’ambito di una ricerca multidisciplinare.
Crediamo infatti che il sistema integrato territoriale e culturale sia un supporto determinante per razionalizzare con una piattaforma di base tutte le informazioni disponibili sul territorio e del suo patrimonio culturale e naturale e per ottenere un quadro efficiente.
L'applicazione delle nuove tecnologie potrebbe produrre innovazione nella conoscenza, nella conservazione, nella digitalizzazione e nella fruizione del patrimonio culturale.
Questa tecnologia dei microsistemi faciliterebbe l'ingresso del territorio in nuove attività culturali e creative che bene si sposerebbero a attività turistiche e ricreative.
Ancient Appia Landscapes si avvale, inoltre, di una serie di collaborazioni internazionali tra cui il Centre Jean Bérard (USR-3133-CNRS-EfR) e la Libera Università di Amsterdam (Vrije Universiteit Amsterdam).
Articolo divulgativo a cura di Dott.ssa Cristina Puglia Psicologa e Psicoterapeuta