Definizione di adulto secondo la posizione evolutivo-processuale
Secondo la prospettiva evolutivo-processuale, lo sviluppo umano è considerato un susseguirsi di stadi (o fasi) distinti fra loro sulla base di una concezione temporale di tipo lineare; l’età adulta è vista quindi come un periodo della vita ben definito, corrispondente alla fase di mezzo tra infanzia-adolescenza e la vecchiaia.
Il passaggio, da uno stadio all’altro, presuppone lo sviluppo di determinate abilità affettive, relazionali e sociali; contestualmente, l’evolversi delle strutture biologiche e psicologiche segue criteri di continuità e irreversibilità, secondo schemi predefiniti.
I più alti contributi alla linea di pensiero evolutivo-processuale provengono da E.H. Erikson (Teoria degli stadi evolutivi e dei cicli - 1982) e da A. Maslow (Teoria personalistica dei bisogni - 1954).
Erikson, in particolare, ha articolato tutta una serie di riflessioni per la comprensione psicodinamica dell’adulto e dell’anziano. Egli ha formulato una teoria evolutiva, fondata sulla successione delle fasi di sviluppo, che copre tutto l’arco della vita ed ha preso in considerazione i compiti psicosociali, differenziandoli per periodi di età. Ogni singola fase trova un’espressione sociale nelle cosiddette “ritualizzazioni” in rapporto ad alcuni appuntamenti sociali quali l’ingresso nel mondo del lavoro, la coniugalità, la cura dei figli ecc. Erikson individua otto stadi dello sviluppo, ciascuno caratterizzato da una crisi evolutiva il cui superamento implica l’acquisizione di una virtù di base, mentre al contrario il mancato superamento determina una stasi e, dunque, una patologia. Il punto più alto del ciclo di adultizzazione è l’integrità dell’io e la saggezza. Si viene così a configurare una scala epigenetica, laddove ogni stadio si configura come rielaborazione di quello precedente e come condizione preliminare di quello successivo. L’integrità, come meta auspicabile dell’ultimo stadio, implica una proficua utilizzazione integrativa delle esperienze vissute negli stadi precedenti.
Maslow si occupa dello sviluppo umano e della formazione dell’identità; egli parte dall’idea che a costruire un tratto fondamentale della personalità sia la “motivazione”, che si esprime come il bisogno della persona. Maslow distingue tra bisogni di base e metabisogni; tra i primi si collocano la fame, i bisogni di affetto, di sicurezza, di autostima e simili, tra i secondi, i bisogni di giustizia, di bontà, di bellezza, di ordine, di unità e così via. I bisogni di base sono legati a mancanze, mentre i metabisogni sono necessità di crescita. I bisogni di base dominano sui metabisogni nella maggior parte dei casi e sono ordinati secondo una gerarchia, mentre i metabisogni non hanno gerarchie e sono ugualmente potenti. La scala di adultizzazione è determinata in base ad una gerarchia di bisogni che termina con il più importante: l’autorealizzazione, espressione diretta e più completa dell’identità matura. Nella sua teoria è centrale il concetto di mutamento, che coincide con un cambiamento radicale della persona, un evento di apprendimento personale, che si realizza attraverso modalità uniche ed irripetibili chiamate peak experiences (esperienze culminanti). Le peak experiences sono tappe fondamentali nel percorso di autorealizzazione e si configurano come eventi di per sé formativi, grazie al loro potere trasformativo.
Vi sono teorie che vedono l’età adulta come una fase della vita derivante da un cambiamento, ma non postulano nessuna meta finale da raggiungere per la maturazione e non considerano quest’ultima come un processo necessario per l’età adulta; tra queste ricordiamo la teoria di D.J. Levinson (Teoria degli eventi focali, 1978; 1983).
Levinson sostiene che il sé evolve attraverso periodi di “stabilità” o di “stabilizzazione” e di “transizione”. La transizione indica una situazione maturativa della personalità dell’individuo che, nell’agire, modifica la sua struttura di base; si tratta di periodi in cui l’individuo compie scelte fondamentali e significative, che intervengono a seguito di eventi distintivi o “marcatori”. Questi ultimi individuano e definiscono i cambiamenti in atto nello sviluppo dei soggetti. I marcatori, non collegati a nessuna meta finale, rappresentano elementi che definiscono l’identità della vita adulta. Levinson fonde concetti sociologici e psicologici convinto che “il sé è nel mondo e il mondo è nel sé”; egli sostiene che l’idea secondo la quale la crescita dipenda solo da aspetti singolari è limitante, ed allo stesso tempo ritiene che non sia possibile considerare l’individuo come un semplice prodotto dell’interazione sociale. Levinson introduce così il concetto di struttura di vita, dove la costruzione di un mondo e di una personalità al suo interno sono il risultato di particolari decisioni, grazie alle quali il soggetto può far vivere parti di sé. Il singolo costruisce la sua esistenza partendo da un mondo che in parte è già dato, poiché dotato di certe regole e norme sociali, pur essendo comunque libero di investire parti di sé nel mondo. Si tratta di un approccio dialettico della crescita, perché volto alla continua rielaborazione di fasi critiche e di problemi.
Sia le teorie dell’età adulta come sviluppo, sia quelle dell’età adulta come cambiamento, rientrano nella concezione lineare e descrivono il divenire adulto come traiettoria di vita contrassegnata da stadi o fasi.
Articolo divulgativo a cura di Dott.ssa Cristina Puglia Psicologa e Psicoterapeuta